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I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio

di Antonio Bigliardi

 

Uomo, ritrova colei che vive nelle altezze, nel centro della vita, dove l’Aquila ha il suo nido.

In questa pagina voglio esprimere il mio dissenso verso chi continuamente giudica ciò che io considero il fiore più bello di tutta la Terra.

Nella storia la Donna è stata spesso oggetto di violenza da parte di uomini ipocriti senza coscienza, corrotti e repressi, schiavi dell’impero delle tenebre; sottomessa, esclusa, offesa, torturata, violentata, gettata nei pozzi, condotta al rogo, accusata di stregoneria, di magia, di scandalo…

Alcuni religiosi, come vecchi e nuovi farisei, avidi sfruttatori, continuano a giudicarla, violentarla e a volte anche ucciderla nell’anima e nel corpo, coprendola di peccati, in realtà sono i loro peccati che coprono, mettendo a tacere chi invece ha ancor più diritto di parlare e di esistere.

Nella vostra bacheca degli orrori tra i vostri giudizi, pericoli e divieti, ora mettete i vostri scandali e lasciate la Donna libera di esistere pienamente, di creare e di amare, osservate la trave nei vostri occhi bagnati, trave che non resiste a un terremoto e che crolla, perché non conoscete neppure la potenza della Natura vivente, il significato e la forza dell’Acqua, la sublimazione dell’energia sessuale, il ruolo della Donna, credendovi superiori non sapete resisterle e la condannate perché vi sfugge.

STOP a chi continuamente giudica le Donne e ancora una volta non capisce che vorrebbe imporre le coperte dei propri peccati.

In questo modo non costruite sulla Roccia ma sul corso di un fiume arido che vi travolge dopo un’ora di pioggia.

L'essere umano esiste veramente sempre e solo come femmina e come maschio.

Viene l'ora, l'ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella società un'influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto.

Sì perché se amare è servire, è giusto che anche le donne possano indossare gli abiti che fino ad ora e in certi luoghi solo i maschi hanno indossato.

Sì è giunta l’ora, perché l’Amore vero non esclude e non ha sesso.

Uomini che ancora giudicate la Donna, la Madre e la Natura vi vogliono svegli, spiritualmente maggiorenni, mentre bevete il veleno della sottomissione dimenticate il nettare dei Fiori.

Iside, la misteriosa dea velata ricoperta di un manto dai bordi d'oro, Madre formatrice, seconda porta, la Papessa, sacerdotessa che detiene le chiavi del Sapere, della conoscenza esoterica. Solo un corretto pensiero compenetrato di luce e una giusta immaginazione vivente, riusciranno a scostare i veli del Mistero. Ci occorre così il sostegno di una grande intuizione e l'aiuto della Regina del Cielo, Maria, l'Augusta, l'Imperatrice, terza chiave, di cui bisogna coglierne le virtù. Luminosa sovrana che domina le Acque superiori, dove risiede la suprema Saggezza celeste e grazie alla sua purezza e alla sua forza, ella è in grado di fissare le onde del pensiero e renderlo lucente, tanto da essere chiamata la Stella del mattino, ci manifesta così chiaramente il corpo, la forma, l'immagine, l'idea, che appare oltre le occulte onde vibratorie, la cortina lunare e nebbiosa provocata appositamente da Iside, sotto le cui tentazioni non ci si deve assolutamente addormentare.

Ciò che esteriormente appare come lo specchio dell'universo, è interiormente compenetrata di sapienza, emanata da quegli esseri spirituali che sono stati i grandi maestri dell'umanità per la terra e che ora abitano la fortezza lunare. Occorre inoltrarsi attraverso le apparenze e le immagini esteriori, superare la natura inferiore e penetrare puri nell'individualità della luna e di tutto il sistema solare per coglierne i segreti e i principi, per aprire quelle porte che attendono di essere varcate. Occorre essere puri per nutrirsi dei frutti dell'albero della conoscenza senza cadere nei piani inferiori, ed è proprio la purezza che ci eleva, quella virtù di cui Maria è il più bel modello e l'Acqua la sua più grande espressione. È lei a permettere che nel nostro cuore si insedi l'Amore divino, frutto dell'albero della Vita al centro del Paradiso.

Risvegliate la vostra Coscienza e irradiate pensieri d’amore per ogni donna e ogni creatura sulla terra.

La donna non può diventare «oggetto» di «dominio» e di «possesso» maschile, ecco alcune parole di Giovanni Paolo II tratte liberamente dalla Lettera Enciclica MULIERIS DIGNITATEM SULLA DIGNITA' E VOCAZIONE DELLA DONNA:

Proprio quella «Donna» è presente nell'evento centrale salvifico, che decide della «pienezza del tempo»: questo evento si realizza in Lei e per mezzo di Lei.

Così inizia l'evento centrale, l'evento chiave nella storia della salvezza, la Pasqua del Signore.

In tal modo «la pienezza del tempo» manifesta la straordinaria dignità della «Donna».

La «Donna» è la rappresentante e l'archetipo di tutto il genere umano: rappresenta l'umanità che appartiene a tutti gli esseri umani, sia uomini che donne. D'altra parte, però, l'evento di Nazareth mette in rilievo una forma di unione col Dio vivo, che può appartenere solo alla «donna», Maria: l'unione tra madre e figlio.

Mediante la risposta di fede Maria esprime la sua libera volontà, e dunque la piena partecipazione dell'«io» personale e femminile all'evento dell'incarnazione. Col suo «fiat», Maria diviene l'autentico soggetto di quell'unione con Dio.

Tutta l'azione di Dio nella storia degli uomini rispetta sempre la libera volontà dell'«io» umano. Lo stesso avviene nell'annunciazione a Nazareth.

Ma la grazia non mette mai da parte la natura né la annulla, anzi la perfeziona e nobilita. Pertanto, quella «pienezza di grazia», significa allo stesso tempo la pienezza della perfezione di ciò «che è caratteristico della Donna», di «ciò che è femminile».

Quando Maria risponde alle parole del celeste messaggero col suo «fiat», la «piena di grazia» sente il bisogno di esprimere il suo personale rapporto riguardo al dono che le è stato rivelato, dicendo: «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1, 38). Questa frase non può essere privata né sminuita del suo senso profondo, estraendola artificialmente da tutto il contesto dell'evento e da tutto il contenuto della verità rivelata su Dio e sull'uomo. Nell'espressione «serva del Signore» si fa sentire tutta la consapevolezza di Maria di essere creatura in rapporto a Dio.

Tuttavia, la parola «serva», verso la fine del dialogo dell'annunciazione, si inscrive nell'intera prospettiva della storia della Madre e del Figlio. Difatti, questo Figlio, che è vero e consostanziale «Figlio dell'Altissimo», dirà molte volte di sé, specialmente nel momento culminante della sua missione: «Il Figlio dell'uomo (...) non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mc 10, 45).

Cristo porta sempre in sé la coscienza di essere «servo del Signore», secondo la profezia di Isaia (cf. 42, 1; 49, 3. 6; 52, 13), in cui è racchiuso il contenuto essenziale della sua missione messianica: la consapevolezza di essere il Redentore del mondo. Maria sin dal primo momento della sua maternità divina, della sua unione col Figlio che «il Padre ha mandato nel mondo, perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (cf. Gv 3, 17), si inserisce nel servizio messianico di Cristo.

E' proprio questo servizio a costituire il fondamento stesso di quel Regno, in cui «servire (...) vuol dire regnare». Cristo, «servo del Signore», manifesterà a tutti gli uomini la dignità regale del servizio, con la quale è strettamente collegata la vocazione d'ogni uomo.

E, se la redenzione deve compiersi mediante la lotta contro il male, per mezzo dell'«inimicizia» tra la stirpe della donna e la stirpe di colui che, come «padre della menzogna» (Gv 8, 44), è il primo autore del peccato nella storia dell'uomo, questa sarà anche l'inimicizia tra lui e la donna.

Maria è «il nuovo principio» della dignità e vocazione della donna, di tutte le donne e di ciascuna.

Chiave per la comprensione di ciò possono essere, in particolare, le parole poste dall'evangelista sulle labbra di Maria dopo l'annunciazione, durante la sua visita a Elisabetta: «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente» (Lc 1, 49). Esse riguardano certamente il concepimento del Figlio, che è «Figlio dell'Altissimo» (Lc 1, 32), il «santo» di Dio; insieme, però, esse possono significare anche la scoperta della propria umanità femminile. «Grandi cose ha fatto in me»: questa è la scoperta di tutta la ricchezza, di tutta la risorsa personale della femminilità, di tutta l'eterna originalità della «donna», così come Dio la volle, persona per se stessa, e che si ritrova contemporaneamente «mediante un dono sincero di sé».

Questa scoperta si collega con la chiara consapevolezza del dono, dell'elargizione da parte di Dio. Il peccato già al «principio» aveva offuscato questa consapevolezza, in un certo senso l'aveva soffocata, come indicano le parole della prima tentazione ad opera del «padre della menzogna» (cf. Gen 3, 1-5). All'avvento della «pienezza del tempo» (cf. Gal 4, 4), mentre comincia a compiersi nella storia dell'umanità il mistero della redenzione, questa consapevolezza irrompe in tutta la sua forza nelle parole della biblica «donna» di Nazareth. In Maria, Eva riscopre quale è la vera dignità della donna, dell'umanità femminile. Questa scoperta deve continuamente giungere al cuore di ciascuna donna e dare forma alla sua vocazione e alla sua vita.

«I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio» (Mt 21, 31).

Grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne «perfette» e per le donne «deboli» per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l'uomo, sono pellegrine su questa terra, che è, nel tempo, la «patria» degli uomini e si trasforma talvolta in una «valle di pianto»; così come assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità.

La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile.

 

Grazie Donna, autentico fiore d’amore sulla Terra, Tuo è ogni luogo in cui liberamente vorrai esistere in pienezza.

Allora, ben venga la Papessa e ogni figura femminile in grado di risvegliare la coscienza e di elargire un Amore illimitato, il solo che può salvare l'umanità!

 

 

 

 

 



 

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